This post is part of the 2021 Spring Translation Marathon for student translators
Translated from English by Joséphine Van Renterghem
L’anno è il 1939 nel Regno d’Italia. Guido Orefice (interpretato da Roberto Benigni) è arrivato da poco in città per lavorare in un ristorante con suo zio. Appena arrivato, Guido si innamora di Dora (interpretata da Nicoletta Braschi), una donna che è già fidanzata con u ricco ma arrogante funzionario fascista. Grazie al suo umorismo e alla sua arguzia, Guido è capace di organizzare molti incontri « casuali » per mostrarle il suo interesse per lei. Dopo imbucarsi alla festa di Dora e aver umiliato sua madre e il suo fidanzato, Guida riesce a sedurla con il suo carisma. Poco dopo si sposano e hanno un figlio, chiamato Giosuè (interpretato da Giorgio Cantarini).
Quando gli effetti della seconda guerra mondiale si fanno sentire in città, la loro vita tranquilla viene sconvolta. Il giorno del compleanno di Giosuè, Guido, il zio e Giosuè vengono catturati dai soldati nazisti. Insieme ad altri ebrei, sono messi a forza su un treno per un campo di concentramento. Quando Dora apprende la terribile notizia, corre immediatamente alla stazione e, molto coraggiosamente, costringe le guardie a lasciarla salire sul treno con la sua famiglia.
Tuttavia, uomini e donne sono costretti in diverse parti del campo. Quindi, durante il loro internamento, Guido e Dora non si vedono mai. Nonostante ciò, Guido assicura che Dora sappia che lui e Giosuè sono al sicuro inviandole messaggi simbolici o letterali via l’altoparlante del campo. Anche in condizioni di vita terribili, il loro amore trascende l’orrore nazista di cui sono vittime.
Mentre nel campo, Guido manipola la verità della situazione al fine di proteggere suo figlio. Gli spiega che il campo è un gioco complesso in cui deve affrontare le prove che gli dà. Ogni prova gli fa guadagnare punti e il primo a totalizzare 1000 punti vincerà un carro armato vero. Guido dice a Giosuè che se piange, se si lamenta che vuole la mamma, oppure se dice che ha fame, perde punti, mentre bravi ragazzi, che si nascondono dalle guardie, guadagnano punti extra. A volte, Giosuè è riluttante a credere che il campo sia un gioco elaborato, ma suo padre ancora riesce a convincerlo a continuare a credere. Guido mantiene questo approccio sino alla fine, senza vacillare. Nel caos della fine della guerra e dell’arrivo delle forze alleate, dice a suo figlio di nascondersi in una cassetta finché tutti non se ne saranno andati. Guido lo convince a rimanere nascosto dicendogli che hanno raggiunto i 1000 punti, ma che questa è l’ultima prova che assicurerà la loro vittoria — così, potranno vincere il carro armato.
Dopo l’uscita del film, il critico Tom Dawson sostenne che « la fantasia sentimentale di Benigni sminuisce la sofferenza delle vittime dell’Olocausto ». Comunque, secondo me, questa critica dà una presunzione ingiusta che la sofferenza dei sopravvissuti sia abbellita nel film, e non è vero questo. La pregnanza di questo film è proprio nei momenti in cui il pubblico prova compassione per le agonie, il duro lavoro e il dolore che queste persone affrontano. Ciò che distingue questo film dagli altri è l’idea di protezione e di amore.
Guido era consapevole che il suo figlioletto non avrebbe capito la terribile realtà del regime nazista e non avrebbe compreso perché sarebbe stato odiato semplicemente per essere ebreo. Guido aveva capito che, se suo figlio avesse saputo la verità, non solo sarebbe stato più infelice e si sarebbe lamentato, ma la sua propria vita sarebbe stata in pericolo. Trasformando queste tristi circostanze in un gioco, sapeva che potrebbe proteggere la vita del ragazzo. Guido voleva che suo figlio uscisse da questa orribile esperienza con un cuore che batte e una visione ottimistica della vita. Il più bello regalo che Guido ha potuto fare a Giosuè è stato la sapienza che la vita è bella, anche davanti all’oppressione.
Nel clima politico mondiale di oggi, in cui pessimismo e oscurità sono sempre più grandi, questo film testimonia che il potere dell’amore porta la speranza che l’umanità prevarrà.